FORME SIGNIFICANTI Forme scultoree, simulacri o essenze di sagome, conformazioni alla ricerca continua di un’identificazione con la natura, ma liberate dalla necessità della rappresentazione mimetica; ricerca di una natura altra che esenti la forma dall’obbligo del rapporto rigoroso spazio-tempo-volume e la renda quindi un’identità diversa, non soggetta alle regole della statica tridimensionale, non fruibile in profondità, non “abitabile” ma esclusivamente elaborata nella linea e nel segno. Queste le creazioni di Libera Carraro che, partita da sperimentazioni grafiche, incisorie, ceramiche e pittoriche in un poliedrico gioco espressivo di segno, colore e materiali, è approdata a queste forme sensibili, sorta di sculture ma che evadono la plasticità della materia verso l’aspirazione all’essenza del segno. Eluse quindi le leggi della statica plastica, le sagome volano libere nello spazio, si espandono, si complicano, si avvitano, si compenetrano in un continuo alternarsi di equilibri instabili obbedendo più alle ragioni dell’occhio e della mente che non a quelle dei pesi specifici: potrebbero venir definite forme gestuali perché logicamente connesse al segno-matrice che le ha generate; i disegni esposti (2002 – 2003) testimoniano la gestazione del pensiero, come da pura linea energetica si condensi in sostanza materica. Le lamine di ferro impresse dal segno, tagliate, sagomate, rivisitate, abrase, si trasformano in icone o totem del reale, perdono l’originaria valenza naturalistica secondo la quale sono state concepite (foglie, fiori, calici, pistilli, elitre, antenne); alla metamorfosi formale corrisponde la metamorfosi enunciativa: per l’artista sono in-naturali o extra-naturali, non certo metafisiche o surreali, divengono sensazioni, emozioni, suggestioni, “essenze”, quasi la liberazione dall’obbligo della terza dimensione trasformasse in liberazione dalla materialità, ossia in pure percezioni da un universo alieno. Le forze energetiche che percorrono le sagome, accentuate dalla forza vibrante dell’abrasione lumineggiante, non rispondono alle leggi della geometria, della fisica o della statica ma imprimono valori altri, in continua trasformazione. Sono quindi forme evolutive, un microuniverso in continua trasformazione, originato da un gesto e un segno di radice vedoviana tuttora in cerca di definizione. La negazione della materialità porta in sé la grande contraddizione: la tensione verso la non-scultura, verso la desinenza misteriosa delle forme, ma conduce anche ad un eccesso di descrittività testuale, quasi fosse destinata ad un’impossibile aspirazione all’immaterialità; deprivate quindi di spessore interno queste strutture vivono sospese, allentano filamenti e tentacoli nello spazio, lo bucano con spigoli acuminati, lo lambiscono con forme sinuosamente erotiche. Le opere prescelte per questa esposizione bassanese, cronologicamente collocate dal 2007 al 2009, testimoniano la più recente evoluzione di questo linguaggio: la tensione espressiva, latente o manifesta di Libera Carraro ha quindi in esse un significato simbolico: l’aspirazione, congenita nell’artista, ad un mondo interiore modellato sulla natura, ma capace di trasformarla in esperienza totalmente sensoriale.
Maggio 2011 Flavia Casagranda.